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Mosaico, il pesciolino che voleva imparare a volare

Con i disegni di Laura (Italia)
   
 
    

Mosaico, il pesce che voleva imparare a volare

 

Nel lago, vicino al bosco verde, viveva un pesciolino con la sua famiglia e con tanti amici. Il pesciolino si chiamava Mosaico, perché il suo vestitino era composto da tante piccole scaglie argentate che luccicavano al sole. Mosaico era molto curioso e come a tutti i bambini gli piaceva fare conoscenze. Ogni giorno si avvicinava alla riva per osservare gli animaletti che vivevano sulla terra. Ha conosciuto molti uccellini, farfalle, talpe e rane. Tutti gli animali sulla terra lo volevano bene e volentieri giocavano con lui, mentre alcuni pesciolini non riuscivano a capire le sue strane conoscenze.

         

In una giornata d’autunno il pesciolino espresse il desiderio di vedere le casette dei suoi amici cardellini: Fio-fio, Fio-sio e Fio-tio. Gli uccellini prepararono con i rametti, i fili e le foglie, un tappeto volante per sollevare il pesciolino dall’acqua e portarlo in alto, nel loro nido.

Mosaico ha passato con i suoi amici un pomeriggio molto bello ed allegro, volava sul tappeto volante da un nido all’altro, sentì da vicino il profumo delle foglie e dei fiori, fece la visita agli scoiattoli. La sera il pesciolino dovette tornare a casa e chiese ai suoi amici uccellini di portarlo sul lago. Quando Mosaico, pronto a tornare a casa, fu collocato sul tappeto volante, il vento cominciò a soffiare forte staccando le foglie dagli alberi e lanciandole lontane. Fio-Fio, Fio-Sio e Fio-Tio che accompagnavano Mosaico a casa, facevano molta fatica a mantenersi in volo. Il piccolo pesciolino si tenne forte al tappeto, gli sembrava di volare via come un uccello e sentì molto, molto freddo. Il vento sembrava divertirsi correndo fra gli alberi e soffiando con tutta la forza. Il pesciolino aveva paura di precipitare giù e si aggrappò al tappeto volante con tutte le sue forze. Il vento cercava di far cadere il pesciolino, ma non ci riusciva, ma dispettosamente riuscì a staccargli tutte le scaglie e lanciarle in tante direzioni. Mosaico rimase tutto nudo e si mise a piangere:

“Dov’è il mio vestitino? Aiutatemi ho freddo!”

Gli uccellini preoccupati non sapevano che cosa fare. Riportarono il pesciolino nel loro nido e si consigliavano su come aiutarlo. Fio-Fio e Fio-Sio si misero a cercare le scaglie di Mosaico fra le foglie dorate staccate dal vento. Fio-Tio si offrì a riportarlo nel lago, ma Mosaico si vergognava di tornare a casa nudo e nessuno dei suoi amici uccellini riusciva a trovare i pezzettini del suo vestitino.

Si stava facendo tardi e non si trovava nessuna soluzione. Finalmente Fio-Fio ebbe un’idea:

“Diamogli le nostre piume!”

 

L’idea sembrava perfetta. Nel nido e sui rami vicini, c’erano tante piume. Gli uccellini cominciarono a raccoglierle e coprire con esse Mosaico. Il pesciolino sembrava soddisfatto, finalmente aveva un vestitino nuovo e molto bello.

“Che bello! Sembro un uccello”, gridava di gioia il pesciolino. “Per favore, portatemi a casa, voglio che tutti i miei amici vedano quanto sono bello!”

I cardellini di nuovo collocarono il pesciolino sul tappeto volante e si avviarono sopra il lago.

“Unooooooooo, dueeeeeeeee, treeeeeeeeeeeee!”

 

Gli uccellini presero la rincorsa e con slancio buttarono il pesciolino sull’acqua del lago. Mosaico fece un luuuuuuuuuuungo volo, come un uccello e fece “splash”!

 

Cominciò a saltellare sull’acqua, scivolare sul fianco, sbattere la coda e le pinne, ma non riusciva a scendere giù. I suoi amici uccellini volavano sopra di lui e lo guardavano preoccupati. I suoi genitori ed amici pesciolini, che lo osservavano da sott’acqua, si precipitarono in soccorso e cominciarono a tirarlo per la coda e per le pinne. Ma Mosaico non riusciva a scendere sott’acqua.

 

“Mosaico, ma come sei vestito?” Chiese suo padre.  “Sembri piuttosto un uccello che un pesce.”

“È vero, è vero, sembri un uccello”, risposerò i suoi amici e si misero a ridere.

“Il vento ha portato via le mie scaglie.” Mosaico si mise a piangere,  “e gli uccellini  mi hanno regalato le loro piume”.

 Gli amici pesci continuavano a ridere di Mosaico, mentre i suoi genitori cercavano di farlo scendere, tirandolo per la coda.

“Niente da fare” disse il padre del pesciolino.  “Sei diventato un uccello! Hai le piume che impediscono di tirarti sotto.”

Mosaico dapprima divenne triste ma poi si rallegrò. Da sempre voleva imparare a volare. Gli dispiaceva lasciare mamma, papà, nonni ed amici, ma il desiderio di volare era molto forte.

“Ciao mamma, ciao papà, ciao tutti! Vado a vivere con gli uccelli!” grido Mosaico.  “Verrò a trovarvi spesso!”

“Ciao Mosaico, ti aspetteremo! Sempre! Ciao!” risposero i pesciolini.

Gli uccellini tirarono Mosaico per la coda e lo portarono su, nel loro nido. Là lo asciugarono e gli diedero da mangiare. Ormai stava diventando buio e tutti quanti andarono a dormire. Il giorno seguente gli aspettava molto lavoro: il pesciolino avrebbe iniziato le lezioni di volo.

 

All’alba Mosaico si svegliò udendo i bellissimi canti di tutti gli uccelli del bosco. Era felice, i canti si intrecciavano con le note lunghe che sembravano dei campanellini, dei flauti, dei fischietti. Sembrava che ogni uccellino possedesse un fischietto magico. Mosaico chiuse gli occhi: era bello essere un uccello. Il pesciolino con il cuoricino pieno di gioia provò di cantare con gli uccellini, ma non era molto bravo e dalla sua bocca usciva soltanto un suono muto:

“Poc, poc, poc.”

 

Mosaico non si scoraggiò, in fondo doveva imparare ad essere un uccello.

 

Dopo la colazione Fio-Fio, Fio-Sio e Fio-Tio portarono Mosaico sulla cima dell’albero più alto del bosco, da dove egli avrebbe cominciato le prime lezioni di volo.

Erano presenti tutti gli abitanti del bosco. Sui rami vicini erano seduti i cardellini, i picchi, gli usignoli, i merli e tanti altri uccellini venuti apposta a seguire le strane lezioni di volo. Più in basso c’erano gli scoiattoli e i topolini, invece dalla terra lo osservavano i ricci, le talpe, i tassi, le volpi e i cerbiatti. Sono venuti anche gli insetti: le farfalle, le api e le formiche. Tutti erano curiosi e molto emozionati.
 

   

        

Quando il pesciolino si trovò sulla cima dell’albero, cominciò a girargli la testa.

Aiuto, aiuto, non ci riesco”, mormorava.

“Ci riuscirai, devi sbattere le pinne e la coda” lo insegnavano gli uccellini.  “Sei pronto?”

“Sì”, rispose Mosaico, sudato di paura.

“Uno, due, tre, viaaaaaaaaa!” Gli uccellini diedero una forte spinta al pesciolino che cominciò a precipitare giù.

“Sbatti la coda e le pinne!” gridavano gli uccellini.

“Vola! Vola!” Urlavano tutti gli animali.

Il pesciolino muoveva le pinne e la coda con tutte le forze che aveva ma non riusciva a mantenersi in volo e rotolava giù.

 

Il vento che correva quel giorno fra gli alberi, trattene il fiato dallo spavento, ma poi cominciò a soffiare verso il pesciolino per sollevarlo nell’aria, ma ormai era troppo tardi.

“Aaaaa-aaaaa-aaaaa-aaaaaa, aiutooooooooo!”, gridava Mosaico.

 

«Pac, bum, pattttt», il pesciolino cadde sul tappeto di foglie che il vento in fretta compose per terra.

“Ai, che male, che male!”  Si lamentava. “Mi fa male tutto!”

“Dovevi sbattere la coda e le pinne più forte!”  Dicevano gli uccellini che scesero in fretta da tutti gli alberi.

“Non ci riesco, non ci riesco…”, singhiozzava Mosaico.

“Certo di no!” sì udì voce decisa e tutti si girarono con curiosità.

Dietro, alle loro spalle c’era un gufo che si svegliò per le urla del pesciolino.

“Non tutti possono volare, ognuno sa fare le cose diverse: uno sa volare, un altro sa nuotare, qualcun altro sa saltare. Tutti siamo diversi e non basta mettersi il vestito nuovo per diventare un altro. Siamo tutti diversi, ma noi tutti insieme possiamo fare tante cose che potranno servire a tutti.”

“Ma io volevo diventare un uccello”, continuava il pesciolino.  “Vorrei riprovare, sono sicuro di farcela!”

“Bravooooo! Bravoooooooo!”, gridarono tutti gli animali. “Che coraggio!”

 

Mosaico di nuovo fu riportato sulla cima dell’albero e di nuovo fu spinto dagli uccelli.

“Vola, vola!” gridavano tutti!

 

Il vento che questa volta era preparato al salto del pesciolino, cominciò a soffiare forte, forte, impedendogli di cadere a terra. Lo portava lontano sollevando dalla terra tutte le foglie e tutti erano convinti che il pesciolino imparò a volare.

“Bravoooo, bravoooo!” Gridavano gli uccelli.

“Bravoooo, bravissimo!” Urlavano tutti gli animali.

 

Mosaico spinto dal vento volava, ma non era in grado di guidare il proprio corpo. Gli sembrava di essere seduto dentro una bolla d’aria, spinta da una forza magica. Insieme a lui volavano tante foglie. Il vento era stanco e faceva fatica di soffiare. Il pesciolino volava su e giù, su e giù, e alla fine cominciò a scendere. Il vento lo spinse verso un ramo dal quale proveniva una strana luce.

«Pam, bum, patatam, traaaac, paaaaaaaaaaam, traaac, trac, trac», tanti rametti si spezzerò sotto il peso di Mosaico che improvvisamente si trovò dentro un nido molto accogliente, che brillava con tante luci dorate ed argentate.

 

“Buongiorrrrno, che cosa fai nel mio nido?” Udì il pesciolino alle sue spalle.

“Buongiorno.” Mosaico si girò in fretta e rispose spaventato, vedendo un uccello molto grande e bello, bianco e nero.

“Io mi chiamo Brrrrrrillina, sono una gazza, e tu chi sei?”

“Mi chiamo Mosaico, sono un pesciolino e volevo imparare a volare.”

“Interrrrressante, molto interrrresante… l’hai già imparrrrato?”

“No, non ne sono capace”, Mosaico si mise a piangere e singhiozzando raccontò alla Brillina la propria avventura.

 

La gazza divenne silenziosa e molto pensierosa, poi fece vedere a Mosaico un piccolo frantume luccicante.

“Questo è tuo?” Chiese

“Sì”, rispose il pesciolino dopo aver guardato attentamente la scheggia.  “Questa è una scaglia del mio vestito.”

“Oh, quanto è bella!” Sospirò la gazza. “Ne ho trrrrrovate tantissime frrra le foglie!”

 

La Brillina aprì un grande baule, dal quale si sprigionò una luce intensa che cominciò a brillare in tutta la stanza.

“Questi sono i miei tesorrrri che ho trrrrrovato”. 

 

La gazza orgogliosa dimostrava al pesciolino collane, braccialetti, anelli. In fondo del baule si trovavano tantissimi pezzi argentati e Mosaico riconobbe le proprie scaglie.

“Sono le mie scaglie, sono le mie scaglie!” Gridò di gioia il pesciolino.

“Non sapevo che le stavi cerrrrcando, te le rrrrestituirò”, disse la gazza, ma Mosaico vide che mentre lo diceva diventò molto triste.

“Ho bisogno del mio squame”, rispose il pesciolino, “è il mio vestitino, senza il quale non posso tornare a casa.”

“Cerrrtamente, te lo darrrò, anche se mi dispiace un po’, perrrché le tue scaglie sono così brrrrillanti.”

“Te le posso lasciare qualcuna”, rispose Mosaico.

“Grrrrazie!” Si animò Brillina, “io invece ti rrrregalerò qualche mio tesorrro.

Così il pesciolino riprese il suo vestitino. Era felice, perché finalmente si sentiva a suo agio. Ha lasciato alla gazza qualche scaglia, e la gazza invece gli mise addosso alcuni brillantini, coralli e sulle pinne gli infilò i braccialetti e gli anelli.

In quel momento al nido si affacciarono i suoi amici preoccupati: Fio-Fio, Fio-Sio e Fio-Tio che cercavano il pesciolino.

“Mosaico, finalmente ti abbiamo trovato!” Esclamarono tutti insieme. “Continuiamo le lezioni?”

“No”, rispose il pesciolino. “Non sono tagliato per volare!”

“Ma sei bravissimo!” I suoi amici cercavano di convincerlo.

“Siete gentilissimi e vi ringrazio, ma sono convinto che sono più bravo a nuotare. Ho deciso di tornare a casa.”

“Come preferisci Mosaico, ma sappi che rimarrai sempre il nostro amico. Non devi essere per forza come noi e sapere le cose che sappiamo noi per rimanere il nostro amico.”

 

Mosaico si commosse, con le lacrime agli occhi abbracciò gli uccellini che poi lo sollevarono e lo portarono sul tappeto volante. Mosaico sembrava un re, era bellissimo ed i suoi tesori brillavano al sole.

“Ciao Mosaico!” Brillina lo salutò muovendo le ali sulle quali erano infilati i braccialetti e gli annelli.

“Ciao Brillina, grazie di tutto!” Rispose Mosaico, mentre gli uccelli lo portavano sopra il lago.

“Unooooooo, dueeeeeeeee, treeeeeeeeeee,” gli uccelli spinsero il pesciolino che cominciò a cadere giù, sbattendo la coda e le pinne e per un attimo ebbe impressione di saper volare.

“Ei, che bello volare!” Esclamò il pesciolino mentre si avvicinava allo specchio d’acqua.” Un giorno ci riproverò!

    

“Wow, quanto sono bello!” si stupì Mosaico vedendo il proprio riflesso nell’acqua.

 

“Pluuuummm”, il pesciolino taglio la superficie dell’acqua e cominciò a nuotare. Mentre nuotava tutti i pesciolini rimanevano a bocca aperta.

“Quanto è bello Mosaico!”

“È bellissimo!” Esclamavano tutti gli animali.

 

Mosaico tornò a casa, i suoi genitori, i nonni e gli amici lo accolsero con tanta gioia e fecero una grande festa.

Nessuno più rideva di Mosaico, delle sue conoscenze e delle sue avventure. Tutti i pesci capirono che è importante fare amicizie e conoscere il mondo. Mosaico tornò a casa così cambiato, così arricchito! Non solo perché tornò a casa con tanti tesori, ma soprattutto perché ha fatto qualcosa che nessun pesce abbia mai fatto: ha volato!

Grazie alle sue esperienze Mosaico era considerato un eroe e tutti i pesci volevano diventare i suoi amici.




 

                        
 
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