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Le preoccupazioni di Mosaico

I disegni di Olga, Klaudia (Polonia) e di Laura (Italia)


Le preoccupazioni di Mosaico

 

Una mattina il pesciolino Mosaico si preparava per uscire con la sua amica ape, Bzi, ma lei tardava molto e il pesciolino diventava sempre più impaziente. Mise la testa fuori dall’acqua e sentì il vento che tirava più forte del solito e faceva molto, molto freddo. Mosaico capì che la sua amica non sarebbe venuta. Volare con il vento forte era molto pericoloso, soprattutto per un’ape molto piccola. Il pesciolino decise di avvicinarsi alla riva ed osservare gli animali.

Udì il suono dei tamburi ed una voce forte che scandiva:

«Un, due, tre! Un, due, tre!…»

Da lontano si vide una cordicella nera che si muoveva ritmicamente. Mosaico rimase stupito, non ha mai visto “camminare” una cordicella. Si sforzò a guardare, ma poi udì il canto:

 

“Noi siamo soldati, soldati, soldati.

siamo coraggiosi, forti e armati!

Facciamo le marce lunghe e faticose,

difendiamo le nostre case e le nostre cose!”

 

Mosaico sempre più curioso sporgeva la testa fuori dall’acqua. Voleva capire chi erano quei soldati coraggiosi che con i loro tamburi ed i canti azzittirono tutti gli uccelli. Finalmente scorse le lance lunghe e vide una fila di formiche che marciava a ritmo: «Un, due, tre! Un, due, tre!...»

Mosaico fece un salto di gioia. Conosceva le formiche come grandi lavoratori ma non sapeva che erano anche combattenti. In fondo della fila vide i gruppi di formiche operaie ed ogni gruppo trascinava qualcosa.

Era incuriosito poiché un gruppo trascinava un pezzo di bastoncino, un altro una foglia grande, un altro ancora spingeva un ago del pino. Poi per l’ultimo c’era un gruppo numeroso che trasportava una lastra trasparente e grande.

Il pesciolino non resistette, era troppo curioso a che cosa servono tutte queste cose, quindi fermò un gruppetto che spingeva un mirtillo maturo aiutandosi a ritmo: «E – op!  E – op!»

Scusate dove andate con tutte queste cose?”  Chiese ad una formica che si fermò per asciugarsi il sudore dal viso.

Come dove? A casa!” Rispose la formica.

Quanto grande deve essere la vostra casa per tenere tutte queste cose!”

È moooolto grande!” Rispose la formica orgogliosa. “Siamo molti ad abitarci: la regina, i soldati e le operaie!”

Oh, davvero? Siete una potenza!”

Mhm, sì, siamo organizzati molto bene, per quello che siamo in grado di fare. In tante cose e ci aiutiamo a vicenda. Adesso per esempio ci prepariamo per l’inverno, cerchiamo gli ultimi frutti. … Infatti, scusa, io sto parlando con te, mentre i miei compagni spingono il mirtillo da soli. Devo aiutargli!”

Grazie che mi hai detto tutte queste cose. È veramente bello il vostro mondo”, disse Mosaico mentre la formica corse per raggiungere i suoi compagni.

Mosaico seguiva con gli occhi la colonna che sembrava non finire più e che si dirigeva verso una piramide nera.

Ecco la loro casa”, pensò il pesciolino. “È  veramente molto, molto grande.”

Osservò ancora le formiche: alcune entravano dentro la piramide, alcune salivano sopra, le altre trascinavano in alto i bastoncini, le foglie, gli aghi degli alberi. Un gruppo che portava una lastra trasparente saliva in cima coprendo la piramide.

Che bell’idea”, pensò Mosaico.  “Così da lontano brillerà come una luce.”

 

Il vento smise di soffiare e il pesciolino tornò a casa, sperando che Bzi sarebbe venuta. Ma purtroppo Bzi non si fece vedere e Mosaico passò tutto il pomeriggio da solo.

La mattina dopo il pesciolino udì dei pianti e delle urla. Balzò dall’acqua e vide tantissime api che volavano lungo la riva. Mosaico si avvicinò e vide una cosa mai vista prima. Sulla riva c’erano tantissimi pezzi di carta che volavano in tutte le direzioni, tante bottiglie trasparenti, alcune perfino rotte. Il pesciolino era curioso, a chi appartenevano tutte queste cose.

Che cosa è successo?” Chiese Mosaico ad un merlo che stava guardando dall’alto.

Bzi è entrata in una di queste bottiglie, era attirata da un odore dolce, ma non riuscì più ad uscire, le è mancata l’aria ed è svenuta. Adesso cercano di tirarla fuori”, rispose l’uccello.

Ma quando è successo?”

Non lo so, ma la cercavano da ieri, ed oggi l’hanno visto le formiche che andavano a fare le provviste e hanno subito chiamato i suoi genitori.”

Povera Bzi!” urlò Mosaico. “Io l’aspettavo e lei era imprigionata in questo contenitore!”

Speriamo che ce la faccia…”, sospirò l’uccello.

 

Mosaico era molto nervoso, nuotava su e giù, su e giù ed osservava i soccorsi. Alla fine vide Bzi stesa per terra che stava con gli occhi chiusi e non respirava. Faceva molto, molto caldo e non si muoveva il vento. Tutte le api volavano sopra di lei sbattendo le ali per mandarle l’aria. Alla fine Bzi aprì gli occhi.

Urrà! Urrà, Urrà!” Esclamarono le api.

Urrà! Evviva!” Esclamò il pesciolino.

Mosaico agitava le pinne e la coda per farsi vedere da Bzi, che lo scorse e lo salutò con la zampina.

Ciao Mosaico! Ieri volavo da te, ma c’era molto vento e mi sono nascosta in uno di questi contenitori che emanavano il profumo così dolce. Poi non riuscivo più a uscire”, disse con la voce debole.

Stammi bene, Bzi!” La salutò il pesciolino.

 

Che incidente! Che incidente!” Mosaico si rivolse al merlo. “Fortuna che le formiche l’hanno vista, chissà che cosa potrebbe succedere!... Ma che cosa erano tutte queste cose?”

 

Queste erano le bottiglie e la carta che gli uomini hanno dimenticato nel bosco. Gli ho visto ieri, hanno giocato, hanno bevuto, hanno mangiato e sono andati via. Gli ho seguiti e cercavo di farmi capire che hanno dimenticato le loro cose, ma loro mi guardavano e mi mandavano via. Addirittura un ragazzino ha cominciato a tirarmi i sassi!”

 

Tirarti i sassi?” sì irritò il pesciolino. “Come ha potuto tirarti i sassi?”

 

E si, è un loro gioco…”

 

Questo è il gioco? Questa è una crudeltà! E se ti facesse del male?”

 

Sì, ma sono sicuro che loro non ci pensano!“

 

Sì, hai ragione, forse loro non sanno pensare…. Se sapessero pensare non avrebbero dimenticato le loro cose”.

 

Il pesciolino e il merlo avrebbero continuato a discutere ancora, ma videro un fumo nero che si sollevava dalla piramide delle formiche.

E questo che cosa è?”, chiese Mosaico.

È il FUOCOOOOO!”, urlò il merlo spaventato. “È il FUOCOOOO!!! Corriamo!  Bisogna salvare il bosco!”

 

Il merlo si avvicinò all’acqua, ne prese il becco pieno, volo versò la piramide e gettò l’acqua. Mosaico vide tanti altri uccelli che facevano la stessa cosa. Capì che bisognava usare l’acqua per spegnere il fuoco e cominciò ad  agitarsi nell’acqua battendo fortemente la coda e le pinne per bagnare la piramide. In soccorso arrivarono altri animali.

 

Tutti lavoravano duramente, alla fine però riuscirono a domare il fuoco. Purtroppo la piramide non si salvò. Le formiche riuscirono a scappare, ma udivano i loro pianti, perché persero tutto quel che avevano.

Come poteva succedere?” Si chiedeva Mosaico. “Che giornata! Due incidenti!”

 

Mosaico osservava le formiche che camminavano sperdute, si abbracciavano, piangevano e si cercavano a vicenda. Non si sapeva ancora se  tutte si erano salvate.

Che fatica, che fatica!” Udì Mosaico e vide il merlo che si posò su un ramo. “Avevo paura che il fuoco si espandesse al bosco, ma fortunatamente sono pochi i danni. Mi dispiace molto per le formiche.”

Come ha potuto succedere una cosa simile?” Chiese Mosaico.

Il vetro e il sole”, rispose il merlo.

Non capisco.”

“Ieri, le formiche hanno trovato un pezzo di bottiglia rotta e l’hanno portato sulla loro piramide. La piramide è costruita dai bastoncini, legnetti e foglie secche. Il sole oggi era molto forte e scaldava la piramide, ha toccato il vetro che cominciò ad emanare il calore così forte che le foglie e i bastoncini secchi hanno preso fuoco.

Davvero?” Si meravigliò Mosaico. “È una magia brutta!” Esclamò.

Non è una magia. Bisogna fare molta attenzione nel bosco. Ma gli uomini che non ci vivono qua, non lo sanno. Dimenticano le loro cose, poi magari le cercano non ricordandosi nemmeno che le hanno lasciato nel bosco. Loro pensano che tutto sia semplice, come a casa loro, ma nel bosco ci sono tante leggi da rispettare.”

Bisogna farlo sapere agli uomini, sicuramente non lo sanno”, disse Mosaico.

Sì, hai ragione, anch’io sono sicuro che loro non lo sappiano”.


Mosaico tornò a casa, era sfinito. Era anche preoccupato. Se gli uomini non sanno come comportarsi nella natura, ogni giorno, ogni momento la natura rischia qualche danno.

Nonostante la stanchezza il pesciolino non riusciva a dormire, poiché pensava in che modo si potrebbe fare capire agli uomini come dovrebbero comportarsi nel bosco. Alla fine si addormentò e sognò una grande festa per tutti: pesciolini, animali, uomini grandi e piccoli e fra di loro sfilavano le sirene.

Il pesciolino si svegliò di scatto. Questo sogno gli diede una grande idea.

Mosaico decisi di partire per il viaggio nel mare per parlare con le sirene, che erano per metà parenti con gli uomini. Mosaico era sicuro che le sirene vorranno aiutarlo, eppure                                                                                                                                                                                                                                                         loro per metà erano parenti anche dei pesci!

“Sì!”, esclamò Mosaico contento. “Quindi… se le sirene e gli uomini sono parenti e le sirene con i pesci sono parenti… allora anche noi, pesci e gli uomini… siamo parenti!” E questo pensiero lo tranquillizzò, perché se gli uomini sono parenti dei pesci, allora vorranno rispettare la natura.
            

         Forse i ragionamenti di Mosaico erano un po’ strani, ma in una cosa aveva ragione. Noi, uomini e pesci siamo parenti, ma non perché siamo imparentati con le sirene, ma perché siamo abitanti della stessa Terra.

       
       

      
          

 

 

 

 

 

 

 


 

 
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